Quando la passione…Oscar Malugani, la voce del Campionato Italiano Trial
13 Gennaio 2021Lo trovi nei punti strategici per poter osservare meglio le fasi di gara, poco importa se per raggiungerli ha dovuto scalare una ripida collina di terra e sassi.
La sua voce accompagna le manifestazioni dal mattino alle 8 fino alla cerimonia di premiazione.
Commenti tecnici ed aneddoti raccontati a braccio, senza alcuna scaletta.
Dietro quella voce che fuoriesce dagli altoparlanti si nasconde un appassionato di moto e motori.
Oscar Malugani, questo il nome del protagonista di questo speciale, dove per la prima volta Oscar passa dalla parte opposta e diventa l’intervistato.
Ciao Oscar descrivi il trial attraverso il microfono da moltissimi anni, raccontaci la tua storia.
“Nasco nel freddo 2 Gennaio 1956 a Lecco, una città che ha dato moltissimo al trial.
Il mio ciclo di studi dopo le elementari e medie proseguì alle scuole professionali.
Purtroppo però a 17 anni mio papà venne a mancare e per sostenere le spese famigliari andai a lavorare.
Era il 1973 quando entrai alla CEA Saldatrici di Lecco e per 43 anni, fino al raggiungimento della pensione, lavorai sempre lì.”
Com’è nata questa passione per le due ruote e cosa ti ha portato a commentare le gare di trial?
“Mi avvicinai grazie a mio papà che ci portò, insieme a mio fratello, a vedere al Colle della Maresanna (Bergamo) una gara nel 1969, manifestazione dove partecipò anche Ignazio Bultò, il fondatore della Bultaco.
Erano ostacoli semplicissimi ma per noi particolari e rimasi affascinato.
Dopo quell’esperienza grazie al fatto che i miei nonni abitavano a Crandola vicino Barzio, conobbi Gianvittorio Malugani che ci fece vedere le moto da trial e poi diventò concessionario del trial.
L’inizio come speaker di gare di trial avvenne, come spesso accade, per caso.
Un giorno del 1978 Fulvio Adamoli, Campione Italiano e primo centauro tricolore a conquistare punti iridati nel mondiale, mi chiamò e mi disse se volevo andare con lui a Rho dov’era stato organizzato un indoor.
La manifestazione era ben organizzata, c’era il DJ che oltre a mettere la musica commentava i passaggi dei piloti .
Stufo di sentire le castronerie raggiunsi il palco e gli dissi:
-Certo che le cose serie non le sai dire!-
Lui rispose alla provocazione e mi invitò a salire sul palco ed iniziai a commentare.
Adamoli era stupito… non sapeva che lavoravo già in una piccola emittente locale, Tele Lecco.”
Da quel giorno a Rho non ti sei più fermato!
“Da allora ho partecipato in veste di speaker ad un totale di 53 mondiali, tra trial nazioni, superbike a Monza, motomondiale.
Ho fatto un conto ultimamente, ho commentato 1000 gare tra indoor ed outdoor, una cifra importante cresciuta velocemente grazie anche a vent’anni di esibizioni che nel periodo estivo si svolgevano in Valsassina.
Tour che in due mesi vedevano 10 -12 serate dedicate al trial in varie località.”
Una carriera di ben 42 anni, hai commentato molte generazioni di piloti!
“Ho commentato da Baldini e Tosco ai piloti moderni.
Ho lavorato con lo Show Action Group per 8 anni, iniziando quando era composto da Sergio Canobbio, Walter Favarin e Gino Gaggero, fino a quando subentrò a quest’ultimo Mirko Re Delle Gandine.
Poi dal 78 in poi ho sempre frequentato il trial dove ho visto il Cavallier Alemandi, Caprioli, Lunardini, Mauri, Teobaldi, Lunardini e ora Cavaglieri come coordinatori.
Bellissime le esperienze da speaker in coppia con Alberto Piombo e Roberto Rossi, un modo di descrivere a due voci il trial che mi piace molto.”
Hai praticato il trial?
“Mio papà sapeva che avevo la passione per la moto e la velocità, allora quando avevo 13 anni mi preparò la moto che mi piaceva, la Motom 48 a 4 tempi tre marce, montandogli una corona molto grande per avere rapporti cortissimi, per farmi andare piano e non fare disastri!
Con il Motom salivo in Valsassina e andavo a divertirmi.
Successivamente mi regalò la Gilera 50 5 V Trial, la moto migliore per il trial a quei tempi!
Dopo il Gilerino nel 1974 presi la Bultaco 350 Sherpa, una moto fantastica che però non mi piaceva per un particolare.
Essendo mancino volevo il cambio a sinistra e l’anno dopo ho preso la Ossa Mar con cambio a sinistra, poi dopo tre anni acquistai l’SWM 350.
Dopo aver venduto l’SWM è iniziato il mio amore per la Fantic, il 200 che presi direttamente in stabilimento.
Poi sono passato ad altre moto stradali ed enduro e così ho cominciato a vivere diversamente il trial.”
Hai partecipato a qualche gara di trial?
“Il mio passato agonistico è legato a qualche garetta di regionale senza ambizioni di classifica.”
Quali moto sono rimaste nel tuo cuore?
“Senza dubbio la Motom, il Gilerino ed il Fantic , amo le moto di piccola cilindrata.“
Sei un amante delle due ruote, una memoria storica alla ricerca sempre di informazioni, ti è mai venuto in mente di scrivere un libro sul trial?
“Ho scritto tre libri.
La Ballabio – Piani Resinelli una gara in salita che si svolgeva nel lecchese.
Due opuscoli sulla storia della Moto Guzzi e mi piacerebbe fare un almanaco del trial ed uno sulla Fantic.“
Hai commentato e vissuto moltissime gare, raccontaci quelle che ti sono rimaste nel cuore.
“Andiamo a ritroso, l’ultima la bellissima prova di mondiale trial 2016 a Chiampo, il Trial indoor di Bolzano con un trial di altissimo livello che raccontai per una decina di anni.
I mondiali in Valsassina ed in generale gli eventi dove c’è una grande partecipazione di pubblico!
Poi il Trial delle Nazioni a Piano Rancio dove debuttai in campo internazionale, grazie a Gino Caprioli che voleva che facessi il commento di quella gara.
I mondiali indoor al Forum di Assago.
Qualche edizioni della Brianza, che si svolge a 10 chilometri da Pescate di Lecco dove abito.”
Un tuo sogno legato al mondo del trial?
“Mi sarebbe piaciuto vedere una gara con al via Bosis ,Miglio e Grattarola.“
In molti anni hai instaurato rapporti con molti piloti e per qualcuno tiferai.
“Il primo Mick Andrews che vinse una gara al Monte Avaro.
Mi ricordo che correva con il casco da cavallerizzo foderato di velluto nero, dal quale fuoriuscivano i capelli biondi.
Diego Bosis, un talento innato, Donato Miglio, il professore per la guida perfetta e Matteo Grattarola che nonostante abbia 32 anni ha ancora qualcosa da dire anche in ambito iridato.“
Qualche aneddoto che ci puoi raccontare?
“Campionato del mondo in valsassina 2013.
Nel corso della giornata ci avevano portato a commentare le zone della funivia sotto i piani di Bobbio ed avevano trovato un’amplificazione esagerata, tanto che si sentiva il commento fino a fondo valle.
Matteo Grattarola era appena passato in una zona ed un gruppo di ragazzi in dialetto di Premana (centro a poca distanza n.d.a) commentavano il gesto atletico.
Ad un certo punto si avvicina una signora e mi dice:
-Mi scusi posso fare una domanda? Perché questi stranieri tifano Grattarola?-
Gli risposi sono dei ragazzi di un paese qui vicino e parlano in dialetto…
La signora rimase senza parole ed ammise di non aver capito niente!“
Nessun altra curiosità?
“A 14 anni per avere i soldi della benzina andai a lavorare, trovai posto in una piccola azienda che seguiva la manutenzione delle macchine da scrivere e timbratrici.
Tra i clienti c’era anche la Fantic e mi recavo molto volentieri a Barzago.
Con la scusa della manutenzione giravo per la fabbrica, ero super appassionato, mi affascinava scoprire quello stabilimento così grande e casualmente ogni volta mi perdevo…
Così venivo riportato negli uffici o punti di timbratura dove dovevo svolgere il mio lavoro.
Ricordo di aver girato tutto lo stabilimento ad eccezione del Reparto Corse, un’area separata dalla produzione da una porta gialla e pannelli attraverso il quale si vedevano i tecnici che lavoravano.
Poi la Fantic aveva un pista esterna dove provavano motori, ricordo le curve sopraelevate costruite con supporti in legno.”
Ricordi indelebili che ci fanno capire la passione di Oscar Malugani, una delle memorie storiche e voce narrante del trial italiano.