Quando la passione…il campione di trial al via della Marcialonga di Sci
25 Gennaio 2021L’inverno rappresenta un momento difficile per la pratica sportiva, il freddo e il tempo spesso inclemente sono un potente freno che spingono a rimanere in casa.
Non tutti però vedono la stagione rigida come un momento di stallo.
I campioni dello sport si allenano comunque e cercano sistemi alternativi che, permettano di mantenere la condizione fisica divertendosi.
La ricerca di nuove sfide e di adrenalina fa parte del DNA dei piloti, ecco perché li troviamo al via di manifestazioni che si discostano da quella che è l’attività principale.
Non di rado poi alla fine della carriera il campione si cimenta in un nuovo sport, per alimentare quella irrefrenabile voglia di sfida con se stesso.
La Marcialonga rappresenta la competizione – manifestazione ideale… ci vuole un po’ di sano masochismo per affrontare 70 km con gli sci da fondo…
Danilo Galeazzi, ex campione italiano di trial ci racconta la sua esperienza nella maratona dello sci di fondo.
– Danilo, ci racconti come ti sei avvicinato allo sci nordico e alla Marcialonga?
“E’ successo subito dopo la mia carriera di pilota professionista di trial.
Dopo i tanti anni di gare con moto Swm, Garelli e Fantic nel 1987 era venuto il momento di smettere , essendo venuti a mandare i presupposti economici in relazione al grande impegno che ci ho sempre messo.
Mi sono dunque orientato su di un lavoro più convenzionale, ma arrivato in prossimità di ogni fine settimana sentivo che mi mancava qualcosa: ad ogni Venerdì pomeriggio puntualmente mi veniva mal di testa.
Ho persino pensato di rivolgermi ad un specialista. Dopo aver analizzato a fondo la mia situazione, ha emesso il suo verdetto: “Danilo devi fare una attività sportiva, e non di tipo blando”. Aveva ragione! Era necessario al mio fisico (e alla mia mente) fare per forza qualcosa che mi facesse sudare come avevo sempre fatto in allenamenti e gare con la moto! Parto subito con la corsa e con lo sci di fondo. Mi aiuta un campione della specialità, Pietro Maynet, un valdostano trasferitosi in Valle Anzasca, non molto lontano da me. Lo avevo conosciuto perchè mi aveva convocato per una singolare partita di calcio disputatasi in quegli anni ad Arona: campioni di vari sport contro nazionale cantanti.
Maynet mi ha dato qualche dritta ed insegnamento e io mi sono subito messo al lavoro andando ad allenarmi a Macugnaga e S. Maria Maggiore. In più mi ero fatto un piccolo anello di fondo vicinissimo a casa. Il tutto in funzione del mio nuovo obiettivo sportivo: la Marcialonga 1988.”
– Marcialonga 1988: come é andata?
“Partivo con il numero 6290 ed ero in assoluto uno degli ultimi della griglia di partenza.
Mi sentivo in forma. Avevo ancora un residuo di tutto l’allenamento fatto con la moto per tanti anni e avevo fatto il massimo nei mesi precedenti per imparare a spingere anche sugli sci. A quest’ultimo riguardo in particolare mi ricordo che partivo da casa mia (270 mt slm) e salivo con le scarpe da tennis in montagna (1100 mt slm ) sciavo con le pelli e poi correvo giù. Tre ore intensissime, ma é servito.
Tornando alla Marcialonga, un volta partito – al tempo si poteva ancora fare il passo pattinato che ti dà maggiore velocità – ho spinto tanto e mi sono classificato 2337°, in 5 ore, 27 min, 12 sec. Non male, no?
A tale riguardo vi racconto un aneddoto : pensate che dopo la gara mi sono giocato quei numeri al lotto, sulla ruota di Milano (iniziava con la “M” come Moena) e ho vinto 2.500.000 lire!”
– Ed in seguito?
“La cosa mi aveva preso! Ho dunque rifatto la Marcialonga altre due volte nel 1991 e 1998. Andavo in Trentino accompagnato dalla moglie, soggiornavamo a Falcade nell’hotel Val Biois che avevo conosciuto in occasione del Mondiale Trial di qualche anno prima.
Sono sempre andato al massimo, ma l’ultimo anno a Predazzo (47° km su 70) ero scoppiatissimo. Ma, mai mollare. In quell’occasione sono stato fortunato: un concorrente appassionato trialista mi ha riconosciuto e mi ha aiutato a raggiungere con lui il traguardo spingendomi a continuare e a non mollare il ritmo. Non ne ricordo il nome ma il suo intervento é stato provvidenziale.
A proposito di trialisti / fondisti ricordo che lo era anche Renato Vittoni, uno dei miei due maestri di trial nella fase iniziale della mia carriera agonistica.”
Un campione nello sport e nella vita, che nel 2020 ha modificato una bicicletta per poter far divertire Francesco, un ragazzo disabile suo vicino di casa.
Grazie, campione!
Danilo !!
un Grande Campione nello sport come nella vita
Grande passione e determinazione porta a risultati inaspettati
Non lo conosco Benissimo ma ho sempre avuto ammirazione per lui giá dalla prima volta che l’ho visto al mondiale alla Presolana con la SWM che é stata anche la mia prima moto
Ciao Danilo 😊😉🤗