Viaggio in Nepal in Bicicletta di un trialista

Viaggio in Nepal in Bicicletta di un trialista

5 Ottobre 2023 4 Di infotrial2020

Ho sempre pensato che chi fa trial sia un po’ una via di mezzo tra un vero amante della natura e un abile pilota.

O comunque anche se non così abile, almeno amante del verde, dei paesaggi suggestivi, dei luoghi ameni e con un sottofondo di dedizione alla scoperta.

Del bell’ostacolo da superare  ma anche del  bello ostacolo da scoprire.

Siamo infatti sempre alla ricerca di nuove frontiere e quindi portati alla ricerca di nuove esperienze, di nuove emozioni.

Insomma credo che buona parte dei trialisti siano degli avventurieri.

Ed è per questo che con Christian abbiamo pensato che nel contesto del suo bel sito, allargare l’interesse dei trialisti anche ad avventure fuori porta potesse essere un tocco di diversità e innovazione e magari anche uno stimolo a intraprendere cose analoghe o a essere spinti a viaggi simili.

L’idea di andare in Nepal e fare un giro esclusivamente in bicicletta e vivere una esperienza fuori dai comuni circuiti è venuta a un mio amico della bicicletta e grazie a lui ho conosciuto Andrea l’organizzatore veronese del viaggio, la sua agenzia Top Travel e il bel gruppo che stava partendo e che ha accolto me, Alessia (mia moglie) e Paolo (un amico ciclista di Lucca).

Credo che la tipologia di viaggio, lo spirito di avventura, le capacità di adattamento al contesto in cui ci siamo ritrovati possa essere di interesse ai molti che ci leggeranno.

Si parla di viaggio e non di vacanza. Credo che questa precisazione riassuma il senso di ciò che andrò a descrivere.

Vi riporto i dati salienti del viaggio nella speranza che possa essere di stimolo ai giovani e ai meno giovani perché si sa, sia i soldi che il tempo dedicato ai viaggi, sono i migliori spesi. Una frase dal suono comune ma che ormai mi convince da oltre 40 anni.

Il viaggio è durato 14 giorni.

Ci sono una serie di formalità burocratiche non da poco ma che se ben affronate in anticipo non creano problemi.

Mi riferisco al visto, al pagamanto di una tassa e alle formalità Covid.

Sul portale esistono link specifici per adempiere le formalità. Siamo partiti da Roma e arrivati a Katmandu la capitale del Nepal.

Da li ci siamo mossi sia in bici sia con due voli interni e sempre con un supporto logistico costituito da un pulmino e da una jeep che ci trasportava le valige e i ricambi.

Il tour poteva essere affrontato sia con bici assistite che muscolari. Prese là. E’ da escludere l’idea di portare la propria bici.  Il consiglio è quello di usare una bici assistita se si desidera godersi viaggio e natura.

Le tappe sono state ben assortite con una prima fase di riscaldamento subito seguita dalle prime difficoltà per poi finire in scioltezza.

Considerando che 3 giorni sono di viaggio e tre dedicate ad escursioni e gite in canoa o safari, le tappe in bici sono state 8 per un totale di 500 chilometri e 7000 metri di dislivello.

Niente di così difficile ma è richiesto un minimo di preparazione e capacità di guida.

I paesaggi del Nepal sono davvero variegati e siamo stati da 22 metri sul livello del mare e a 70 chilometri dall’India, sino a Jomsom oltre i 3000 metri ai confini con il Tibet e alla base della catena delle  Hymalaya. Dalle maniche corte ai guanti riscaldati per capirci.

Il viaggio è costato circa 2500 euro a testa comprensivo di tutto.

Gli extra sono pochi spiccioli perché ad eccezione di Pokara e Katmandu non ci sono attrazioni acquistabili dato che vivi in mezzo a scenari unici e popolazione splendida che possono solo essere ammirati e non acquistati.

Siamo partiti da Roma il 1 marzo alle 20.30.

Il viaggio di andata è lungo e le 5 ore  di fuso ci giocano contro.

Abbiamo iniziato a pedalare da Bhaktapur, cittadina incantevole e patrimonio dell’UNESCO, la mattina del 3 marzo.  

L’arrivo è stato la sera a Dashkindaly dopo quasi 10 ore. Abbiamo visitato, lungo il tragitto, Patan una delle vecchie capitali del Nepal tra tipici sobborghi e campagne coltivate.

Ed è da subito che iniziano i miei primi scatti nella povertà dignitosa e ignara di questo popolo. Viviamo il primo pranzo a base di riso.

Il primo dei tanti a base di spaghetti di riso dal nome di Noodles.

La sera nel primo alloggio comincio a selezionare i primi scatti di un posto cercato, di cui in fondo avevo voglia e bisogno.

E comincia quella bella sensazione di sentirsi sempre più esattamente dove volevo essere.

Segue un racconto dettagliato per i più curiosi o per coloro che volessero individualmente intraprenderlo.

Ma sconsiglio vivamente di fare un esperienza del genere da solo o in coppia. Andrea e il suo staff ci stavano sempre addosso e per quanto la popolazione sia davvero gentile e pacifica qui a trovarsi in un guaio anche modesto credo sia un attimo complice anche la lingua. L’inglese non lo parla quasi nessuno.

4 marzo Dakshindaly Palung fino a Taman. Si inizia la mattina con una bellissima visita al monastero che accoglie la scuola buddista, situato subito fuori la città.

Ospita centinai di giovanissimi futuri monaci e molti altri meno giovani monaci che ci faranno da guida in una esperienza riflessiva che dura un paio di ore.

Riprendiamo le nostre bici affrontando un bellisimo giro dai panorami unici compreso il lago da cui venivano i pesci che avremmo mangiato a pranzo.

Foto, polvere e i soliti Noodles con appunto pesce di lago arrosto di contorno.

Giungiamo a Taman in un alloggio suggestivo a 2400 metri.

Doccia fredda e assenza di riscaldamento per la notte ma in fondo è questo che mi aspettavo e forse volevo.

Il posto magico e il silenzio azzerano tutto e pure i noodles sembrano migliori di sempre

5 marzo Si riparte si fanno altri 400 metri di dislivello per poi avventurarsi in una discesa unica lunga quasi 60 chilometri per raggiungere Hetauda.

Questa notte dormiamo in un super alloggio dove addirittura si svolge un matrimonio.

Colori e allegria. Ci inglobano nel matrimonio.

Ci cercano, ci fotografano come fossimo noi gli sposi.

Che bella popolazione.

Siamo arrivati presto e ci concediamo, dopo il matrimonio, un giro in città che raggiungiamo su comodi Risciò a motore.

Qui il pericolo di essere investiti è continuo.

Guidano come pazzi e poi alla inglese: a sinistra.

Esattamente come alla Sei Giorni Di Scozia per rimanere in linea con il sito di Christian.

Qui il mio Socio Christian riderà perché anche in Scozia durante la famosa gara SSDT, un paio di volte nei lunghi trasferimenti tra una zona e l’altra involontariamente e sovrappensiero mi sono trovato sul lato opposto e con le auto di colpo di fronte.

E tutte le volte mi brontolava arrabbiandosi.

In ogni caso, ricordate! anche in Nepal si guida a sinistra e credo che almeno una volta ciascuno di noi del gruppo si sia trovato sul lato sbagliato.

Il 6 marzo partiamo alla volta del parco del Chitwan in direzione sud ovest lungo il fiume Rapti e raggiungiamo il parco nazionale nel pomeriggio.

Oggi è il primo giorno del Color Holy Day una festa religiosa nazionale di due giorni in cui i bimbi si dilettano a giocare e dipingere con polveri colorate amici, compagni o chiunque si mostri a tiro, cani e gatti compresi.

Con noi turisti si sfogano con immenso piacere e noi tutti ci lasciamo colorare il volto come da tradizione.

Consegnamo e vestiamo un bimbo nudo con la maglia dei Belli Dentro nel ricordo di Marino Fontanot tra la gioia dei bimbi intorno e dei genitori.

Qui piccoli gadget o indumenti sono davvero ben accolti e ci permettono, al momento della consegna, di legare ancora di più tra sorrisi e gesti di approvazione.  

Il pomeriggio è dedicato ad una escursione a piedi nelle terre del Terai per trascorrere un pomeriggio con un ritmo temporale dimenticato ma ritrovato.

Si avvistano i primi coccodrilli e ci beviamo una tipica loro birra  al tramonto,  tutti insieme in un posto così bello che nuotavi nell’atmosfera che ci circondava.

 7 marzo niente bici e solo relax si resta in Citwan Barhaptpur.

Oggi relax niente bici e devo dire che ci sta bene un po’ di riposo.

Ma non stiamo fermi.

La giornata è infatti dedicata ai coccodrilli e ai rinoceronti ma soprattutto alla piscina!

Ci alziamo di buona ora e ci dirigiamo poco lontano dal punto partenza.

Scendiamo lungo il fiume Rapti con una canoa ricavata da un tronco, tra uccelli colorati e coccodrilli. Bella discesa a pelo d’acqua con le mani ben strette tra le cosce.

Poi due passi alla ricerca di qualche animale nella foresta ma senza fortuna.

Nel pomeriggio con una jeep andiamo alla ricerca dei rinoceronti che qui rappresentano una attrazione e sono allo stato brado e difatti non ne vedremo neppure uno.

Peccato.

Sarà una scusa per tornarci.

8 marzo Citwan/Bandipur

Tappa dura ma festa delle donne.

Piove oggi.  

Si parte subito con l’attraversamento di un lungo ponte tibetano mentre per fortuna spiove.

In realtà il tratto Chitwan ponte tibetano lo abbiamo fatto con il nostro personale pullman al coperto e lontano o quasi dai rischi del traffico.

L’idea di avere sempre una logistica dietro confermo sia stata la cosa più importante a nostra disposizione.

Due sherpa e un autista fissi con noi non è cosa da poco. E poi Andrea che ormai è una vita che frequenta il Nepal: una fonte continua di utili suggerimenti e consigli. Su tutto.

Dicevamo tappa dura con arrivo stile gran premio della montagna e super foto con i tanti bimbi di un paesino sparso nel niente e comparsi dal nulla.

Si prosegue fino al pranzo e ci fermiamo in un posto dove rimaniamo in attesa del cibo espresso per quasi una ora e mezzo nonostante i nostri sherpa Roka e Gyban concorrano alla preparazione del pasto stando in cucina.

Ne approfittiamo per osservare e commentare abitudini e stili diversi.  

Qui ad esempio si fa benzina a bottiglie! La compri al ristorante o all’emporio e te la versi nel serbatoio. Non ci sono i benzinai.

Si riparte in salita con i noodles che ci spingono alle spalle e si arriva dopo una tappa intermedia di 32 chilometri nella città di Roka, appunto uno dei due sherpa: Bandipur.

Città bellissima ma anche questa ancora in fase di ricostruzione completa dopo il famoso terremoto del 2015.

Qui al gentil sesso del nostro gruppo  viene riservata una accoglienza floreale per la festa delle donne. Doccia e  gita in città fino al Miraduro e al campo da calcio alla Mordillo.

Un pallone al di la della rete significava scendere a recuperarlo a valle. Infine ospiti da Roka.  Bella famiglia.

Scatti di rito con quattro generazioni nella stessa foto. 

Ci raggiunge anche Gyban l’altro sherpa.

Cena con Dalbat originale e nuovo burraco di donne.

Si dorme alla grande in un letto normale e comodo.

9 marzo Bhaktapur/ Pokara

Ci alziamo alle 7, colazione e foto di gruppo in città non prima di essersi assicurati che il cane nero della sera precedente avesse cambiato paese.

Aveva cercato di morderci tutti al ritorno dalla cena. Così è, non c’è più.

Quindi appunto scatto di rito e via.

Tappa dura 72 chilometri e 1600 metri di dislivello tra paesaggi collinari con marroni di van Gogh e terrazze artistiche adatte alle loro coltivazioni.

Raggiungiamo prima il lago di Begnas e poi la cittadina da cui prende il nome il lago.

Qui l’assistenza ci attendeva, carichiamo i mezzi e raggiungiamo Pokara.

Come sempre condividiamo con grande piacere questi avvicinamenti in pullman.

Il gruppo sarebbe altrimenti più sparuto alla fine del viaggio tale è il rischio di guidare la bicicletta sulle strade asfaltate.

Visitiamo Pokara la prima città turistica dopo questi giorni.

Le donne si lanciano finalmente in uno shopping rapido di rodaggio.

A letto. Cotti.

10 marzo Pokara/ Jomson/ Tatopani forse la tappa che rimarrà nel cuore di tutti noi

Volo aereo su Jomsom a 3500 metri e atterraggio da manuale del piccolo aereo condotto da due artisti dell’aria.

Alla partenza e all’atterraggio ho pensato tanto alle mie figlie.

Anche Leonardo che bacia terra all’atterraggio.

Dopo aver bevuto un the caldo nello stesso locale dove lo aveva preso qualche anno prima Reinhold Messner nell’impresa della Annapurna, partiamo.

Lui si diresse verso la vetta. Noi verso il basso lungo una discesa spettacolare. Meglio noi ho pensato.

Mille scatti con sfondi da sogno che resteranno tali.

In tutti i sensi.

Suggestiva seconda visita ai monaci.

Questa volta è il turno di Marpha.

Attraversamento del borgo in pietre mosse e tutti a girare ruzzole propiziatorie.

Pranzo vista montagne sulla terrazza di un locale tipico e nel pomeriggio si raggiunge Tatopani preceduto da un bel ponte in bambù e caratterizzato in verità da una bella attrazione: le terme di acqua calda.

Che non perdiamo mescolandoci, si fa per dire, con la gente locale.

Cena con carne di yak e vista catena delle Hymalaya

Alloggio comodo. Ospita solo noi.

11 marzo Tatopani/Beni/Pokara oggi finirà l’avventura in bicicletta.

Dopo oggi non pedaleremo più. Gli ultimi giorni saranno dedicati al turismo

Si parte dopo una bella colazione.

Si arriva a Beni e poi oltre fino alla statale asfaltata dove caricheremo per l’ultima volta le nostre biciclette.

Qui finisce la gita in bicicletta.

Ci scambiamo i complimenti per la bella avventura e ringraziamo il cielo che a nessuno di noi sia accaduto niente.

Regaliamo agli sherpa l’abbigliamento e altri oggetti che avevamo portato dall’Italia.

Raggiungiamo l’alloggio e facciamo una gita a piedi al lago della omonima città: Pokara; e finalmente shopping a comprare pensierini per mezza Italia. 

12 marzo dedicato al rientro su Kathmandu

Pokara/Kathmandu via aereo con partenza ore 12.30…ma siamo partiti alle 16 e meno male che siamo partiti.

Sorprendente come nessuno mostrasse animosità o disappunto per il ritardo.

Tutti sereni e tranquilli ad aspettare la partenza.

In Italia sarebbe stata una rivoluzione.

Finalmente si arriva a Kathmandu. 

Incontriamo il Sig. Ox in albergo.

Il titolare dell’agenzia Nepalese che ci ha permesso tutto questo.  

Infine alla sera ci dedichiamo al compleanno di Alessia con fantasmagorica torta ma soprattutto super maglietta con tanto di firme di tutti i partecipanti al viaggio.

Si esce allegri dopo due bottiglie di vino rosso e dopo aver prosciugato una brocca di liquido chiaro e alcolico tipico loro.

Qui il vino è una rarità e molto caro.

Per dare una idea dei prezzi, se con 50 euro mangiavamo in 12 persone ebbene 20 euro era il prezzo medio di una bottiglia di vino.  

Tutti a nanna dopo l’ennesima performance di Cristina che sbaraglia il campo a Burraco.

Ultimo giorno: 13 marzo gita a Kathmandu con brava guida nepalese che parlava la lingua italiana che ci mostra tre luoghi sicuramente da visitare e che consiglio in ogni caso.

Lo stupa.

Il più grande del mondo così racconta la guida, di parte.

In realtà il più grande è in Thailandia.

Le cremazioni a Phashipatinath che fanno riflettere e sognare una doccia tanto l’odore acre si attacca alla pelle. Con immagini davvero forti e inevitabili riflessioni di come sia un lampo la nostra vita.

La vecchia Residenza Reale con tanto di “affaccio” di 15 secondi di una triste Kumari, la dea bambina vivente degli Hindu.

Riguardo a questo ultimo punto risultiamo sconsolati da uno spettacolo così turistico dopo giorni di spettacoli sinceri della natura e della popolazione e con una gran voglia di tornare in albergo che raggiungiamo attraversando le vie centrali caratterizzate da mille negozi colorati. Questa esperienza dopo la nudità e semplicità passata, stona.

Ma anche questo è conferma del giusto senso di questo viaggio.

E’ ormai buio. Tra poche ore si parte.

Doccia rapida tra lampi e interruzione di corrente a causa di un temporale importante.

Formalità aereoportuali eccezionalmente rapide e partenza in orario a differenza del volo precedente. Ci aspettano molte ore di volo e 5 ore di fuso.

Atterraggio a Dubai. Un altro mondo. Infine Roma. Rientro nel nostro mondo.

Un doveroso ringraziamento ai miei compagni di viaggio con i  quali si è creato un imprevedibile legame sincero e con i quali continueremo sempre a sentirci, anche solo una volta all’anno. Ma con la consapevolezza di aver respirato, con lo stesso spirito, la solita aria.

                                                                                                                      Marco Marranci

Un ringraziamento speciale a Christian, il mio socio della SSDT, compagno di una avventura che ci unirà per sempre e che con il medesimo spirito di sfida e apertura mentale ha accolto queste mie righe nel suo sito diventato un riferimento internazionale.

Grazie

Marco

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