Test Montesa Alcor XLV la moto con il compressore

Test Montesa Alcor XLV la moto con il compressore

2 Dicembre 2024 0 Di infotrial2020

Il mondo del trial è in costante evoluzione ma, in passato, c’è stato un decennio nel quale si è assistito ad una vera e propria rivoluzione sia a livello tecnologico che di guida.

Mettendo una foto dei primi anni 80 a fianco di una di pochi anni dopo si può notare come ci sia stato un incredibile salto in avanti.

I freni a tamburo hanno lasciato spazio a quelli a disco, il doppio ammortizzatore posteriore è stato mandato in pensione dal mono, i cilindri hanno perso le alette di raffreddamento soppiantati da quelli dotati di passaggi interni dove l’acqua asporta il calore e le moto hanno perso in pochi anni anche 10 kg!

E di pari passo anche la tecnica di guida è stata rivoluzionata con i piloti che hanno cominciato a spostare entrambe le ruote, gli ostacoli sono cresciuti di dimensioni ed anche l’abbigliamento è passato da quello in cotone a modelli più elastici, e sottili, per poter agevolare la conduzione.

Per quel che riguarda i motori è stata la Fantic a creare un vero e proprio terremoto.

La casa di Barzago, infatti, con il modello 200 riuscì a dimostrare che il trial si poteva praticare anche con mezzi di cilindrata inferiore ai 320, 350 cc che rappresentavano lo standard fino ad allora.

E, probabilmente, fu proprio la Fantic a fare invecchiare di colpo le moto spagnole.

La Montesa Alcor XLV rappresenta sicuramente uno dei progetti più curiosi degli anni 80.

Di questa moto sono poche le informazioni che si possono reperire sul web ed anche nel libro “Montesa  Guia del Coleccionista” questa moto, anche se presente in alcune fotografie, e descritta solo brevemente per accompagnare le immagini.

Ben più ricca fu l’attenzione posta dalle riviste di settore in quel periodo ma, come spesso accade, solo alcuni collezionisti conservano ancora quei testi.

Pilota e tester del progetto Alcor XLV fu Miquel Cirera che molti lettori ricorderanno per essere stato a capo del Team Montesa Repsol.

Ed è proprio lo spagnolo a presentarci questa moto.

“Ad ideare la Alcor fu Manolo Seviglia un professore dell’università di Barcellona che lavorava in Montesa, purtroppo oggi non è potuto essere presente perché ha problemi di salute.

Il progetto è partito nel 1982 e per un paio di stagioni abbiamo lavorato per svilupparlo portandola in gara nel campionato spagnolo.

Una moto che nacque in un periodo nel quale le case spagnole attraversarono un momento difficile tanto che Bultaco chiuse e Montesa, dopo poco, fu acquisita da Honda.”

Due case che condividono una storia comune ed è per questo che apriamo una breve parentesi.

Miquel Cirera a sinistra e Joan Canellas Permanyer a destra

Montesa, infatti, fu fondata da Pere Permanyer insieme a Francisco Bultò nel 1944 e quando quest’ultimo uscì dalla società, nel 1958, fondò la Bultaco.

E dopo l’acquisizione da parte di Honda, nel 1984, il capo del reparto corse Oriol Guixa disse che la Alcor doveva essere portata in Giappone per essere studiata dalla HRC.

In quel periodo mancavano i soldi per sviluppare il progetto e questo poteva essere un modo per proseguire nello sviluppo ma esisteva solo una moto.

La Alcor partì per il Giappone e dopo essere stata studiata fu accantonata e, probabilmente, distrutta come da usanza nipponica.”

Ma quel progetto ti rimase nel cuore.

“Tante volte pensai a come replicare quella moto, i disegni c’erano, ma li aveva Manolo Seviglia, e costruire un propulsore da zero era costoso.

Per fortuna la famiglia Permanyer nel museo Montesa di Terrasa aveva esposta un’altra moto con montato il primo motore costruito da Manolo Seviglia.

Così in accordo con i Permanyer abbiamo ricostruito la Alcor XLV per portarla in gara qui al Trial Costa Brava.”

Tecnicamente quali sono le differenze rispetto ad un motore tradizionale?

“Il cilindro posto nella parte anteriore del propulsore funge da compressore e quando il pistone principale si trova nel punto morto superiore il secondo mantiene sempre in compressione il carter.

Il motore così non ha mai cali di coppia e l’erogazione è sempre lineare.”

E quando avete ricostruito la replica?

“Quattro mesi fa.

Joan Canellas Permanyer, nipote del fondatore di Montesa e figlio del presidente di Montesa di allora, è un appassionato come me ed ha contribuito moltissimo a realizzare questa replica anche se abitando in America non è stato facile.

Non è stato nemmeno facile trovare la giusta configurazione dell’impianto di scarico che utilizza come base alcuni componenti di un modello cross.

Per realizzarlo abbiamo utilizzato anche fotografie d’epoca.

All’inizio la moto era troppo potente e lavorando siamo riusciti a replicare il modello trial che utilizzai nel campionato spagnolo.”

Una lunga presentazione, utile a conoscer maggiormente questo curioso progetto, che con tutta probabilità ha ricevuto la sigla XLV per via dell’inclinazione del cilindro ausiliario, una supposizione visto che Siviglia per via della sua malattia non può fornire informazioni in merito.

E passiamo ora alle sensazioni della prova dinamica che potete trovare esposte anche nel video pubblicato su facebook nella pagina di infotrial.

Confrontata con una moto moderna balzano subito all’occhio le dimensioni abbondanti.

Il serbatoio è largo e molto capiente, la seduta alta, ed una volta saliti si avverte che siamo prossimi ai 90 kg di peso.

L’accensione avviene con la leva posta a destra e con una pressione minima il motore inizia a ronzare con un sound pacato.

Stupisce il tasso di vibrazioni veramente ridotto anche confrontandola con la Montesa Cota 242 provata poco prima.

Come già anticipato da Cirera la frizione è il tallone d’achille di questa moto ma, nei passaggi tipici del trial d’epoca, utilizzarla in maniera massiccia è fin controproducente.

Una frizione che trascina un po’ ma che una volta capita non disturba particolarmente nella guida.

Ma la vera particolarità è l’erogazione del propulsore che fin dalla prima apertura del gas fornisce spinta, come il motore 2T, ma in maniera costante senza picchi di potenza, come il 4T.

Un erogazione che porta il pilota a guidare “di coppia” e che riduce moltissimo il rischio di perdere trazione.

Nelle salite bisogna abituarsi ad una maggior lentezza ed a chiudere il gas con un leggero ritardo rispetto al Cota 242 ma, a differenza di quest’ultima, non si rischia di arrivare in cima all’ostacolo con la ruota anteriore alzata.

Nelle curve poi si può sfruttare la coppia per ripartire anche con un filo di gas.

Questo comportamento del propulsore aiuta anche il comparto ciclistico  che, al posteriore, utilizza una coppia di ammortizzatori con doppia molla studiate per fornire una progressione al sistema.

In particolare abbiamo trovato molto facile la conduzione nel sottobosco dove le radici rischiano di far perdere trazione al posteriore.

Interessante è poi notare la serie di curve che l’avantubo di scarico compie per poter lasciare spazio al sistema ideato da Siviglia.

Di contro il cilindro aggiuntivo posto nella parte anteriore, anche se coperto in parte dalla piastra paramotore, è esposto ad urti e porta ad un aumento di peso.

In conclusione possiamo dire che si tratta di un’idea ingegnosa, e ricca di fascino, che riporta ad un trial tipico degli anni 80 dove anche in un garage potevi costruirti una moto ed utilizzarla in gara.

Si ringrazia

Miquel Ciresa per averci messo a disposizione la Montesa Alcor XLV

Joan Canellas Permanyer

Pep Segales per le fotografie

Maurizio Ferrari e Alessandro Merlo per i video che trovate su Facebook

S3 parts importata in italia da Favro Moto per l’abbigliamento

Favro Moto per il casco

Alpinestars per gli stivali

VIDEO PRESENTAZIONE

VIDEO TEST

VIDEO COMMENTO

GALLERIA FOTOGRAFICA